note Etimologiche

L’origine della parola Mascotte resta dubbia: sembrerebbe provenire dal provenzale masca (strega)di derivazione a sua volta longobarda maska, che indica l'anima di un morto (da cui anche il significato meno comune di "spirito soprannaturale"), e già presente nel famoso editto di Rotari del 643 con l’espressione “Stria quae est masca”. Vocabolo che a sua volta potrebbe derivare dal galloromanzo mascamascata, cioè guancia colorita, inganno della guancia: maschera, più semplicemente.

Masca è un termine ancora usato in Piemonte, molto diffuso nel Roero, nelle Langhe, in Astesana, nel Biellese e nel Canavese, nelle Valli Cuneesi. Il termine sta prevalentemente ad indicare una strega o fattucchiera.
Ancor oggi è di uso comune in Piemonte commentare scherzosamente la caduta "soprannaturale" (accidentale) di oggetti (ad esempio una forchetta che cade dalla tavola), o la temporanea "scomparsa" di oggetti che si ritenevano a portata di mano con l'espressione "A j son le Masche" ("Ci sono le masche").

A questo punto i rimandi logico-semantici sono innumerevoli: dalle streghe, agli sciamani che si mascheravano da animali per invocare lo spirito guida e via dicendo. Ma è stata proprio l’operetta di Audran ad associare in modo indissolubile quella parola a tutti quegli oggetti cui noi oggi ci riferiamo come mascotte.

La storia la racconta il figlio del celebre operettista. “Mio zio, capitano di lungo corso, regalò a sua sorella, mia madre, un ninnolo proveniente dall’Italia che lui stesso chiamava Mascotte. Una specie di feticcio fiorentino. Mio padre, che a quel tempo era maestro di Cappella nella chiesa di Saint Joseph, scorse quel ninnolo poggiato sul tavolo di lavoro di mia madre. Ne restò così affascinato che lo prese per esaminarlo meglio. Immediatamente mia madre, che aveva visto tutto, gli gridò col suo delizioso accento del sud ‘Santa madre, Edmond, non toccare la mia mascotte’. Mio padre, stupito, le chiese il perché; al che lei le rispose ‘Quell’oggetto porta fortuna, ma bisogna che nessuno lo tocchi, altrimenti perderà il suo potere’. Poco a poco quel ninnolo nella fantasia di mio padre assunse i connotati di una donna, una donna che portava fortuna senza saperlo. Questa donna per mantenere i suoi poteri non doveva essere toccata da nessuno e grazie agli sforzi delle persone che la circondavano, tutti interessati ai suoi poteri, restò pura”.


© Maurizio Canovaro 2012-2013