cast
regia di Gianluca Orlandini
con Kim Amelotti, Dario Bressan, Maurizio Canovaro, Sergio Cini, Stefano Maganzi, Diego Nencioni, Francesca Palla
scene e costumi Donella Garfagnini
artista decoratore Cinzia Ghelardini
disegno luci Cristian Soldateschi
L’AUTORE
Henrik Ibsen
(1828-1906) è da molti considerato il fondatore del teatro moderno. Ibsen seppe
cogliere tutto il disagio nel quale si trovò immerso l’uomo di inizio ‘900 e
che portò alla nascita della psicanalisi: l’appiattimento dell’individuo, la
sua riduzione all’anonimato di fronte alla folla, all’organizzazione del lavoro
e della società che impone ritmi, ruoli, funzioni e prestazioni. Gran parte
della produzione dell’autore norvegese ruota intorno al tema della libertà
personale. E non è un caso che la maggior parte dei suoi drammi abbiano al
centro figure femminili: non soltanto perché la donna era uno degli elementi
deboli dell’organizzazione sociale del suo tempo ma anche perché egli riteneva
che essa fosse caratterizzata da una generale “sordità” alle ragioni sociali,
da una naturale propensione alla libertà e all’istintività contrapposta al
pensiero logico sul quale molto spesso l’accettazione dei doveri sociali si
fonda.
Da
questa contrapposizione origina il dramma, ed esso non è affatto facile da
comporre… e non possiamo resistere dal pensare che le soluzioni, anche quando
paiono raggiunte, sono quasi sempre illusorie.
IL TESTO
La donna del mare vide la luce nel 1888. Nel testo appare molto alto il contenuto simbolico, quasi
mitopoietico che caratterizzò la seconda parte della produzione di Ibsen e che
rende quantomeno riduttivo classificare l’opera del norvegese con l’etichetta
di naturalismo o, peggio ancora,
di dramma borghese.
Ellida
è “la donna del mare”. Al mare – quello tempestoso, aperto, affascinante e
terribile – sono legati i suoi natali e dal mare è irresistibilmente attratta,
anche se la sua vita dopo il matrimonio, trascorre in un paesino sulle rive di
un fiordo dall’acqua troppo «tiepida e floscia». Ellida appare turbata, malata
forse, di un’inquietudine malinconica che la spinge ancora più ai margini di
una vita familiare sempre più estranea. È l’angoscia, tremenda e seducente, di
un doppio ritorno: quello dello “straniero”,
cui la donna era stata legata prima del matrimonio e dal quale si era
drammaticamente separata, ma anche forse, ritorno di lei al “suo” mare, aperto e libero e nel quale
non è azzardato riconoscere una sorta di inconscio freudiano ante litteram. Intorno ad Ellida ruotano le vicende degli altri
personaggi – il dottor Wangel suo marito, le due figliastre adolescenti, il
professor Arnholm, il giovane Lyngstrand e il pittoresco Ballested.
LO SPETTACOLO
Pur incentrato
attorno alla figura di Ellida, La donna del mare è un dramma corale. Nonostante non esista
praticamente battuta del testo che – in fase di studio – non sia stato
possibile (necessario) anatomizzare alla ricerca del suo significato profondo,
molto spesso si è scelto di compiere un passo indietro rispetto al testo. Si è
preferito, cioè, che fosse quest’ultimo a “svelarsi” allo spettatore facendo
forza sulla sua accurata costruzione drammaturgica ricca di suspense e con il suo apparente tono di commedia, piuttosto
che appesantirlo con l’ostentazione di un’eccessiva consapevolezza. Il
risultato è uno spettacolo che tiene desta l’attenzione dello spettatore
durante tutta la sua durata, che riesce a divertire ed esalta i contenuti drammatici
facendoli emergere attraverso una sorta di “tecnica del contrasto”. Se la
recitazione è improntata ad un registro naturalistico e lirico insieme, la
scena contribuisce a rendere il simbolismo del testo: un mondo chiuso,
mono-tono – come visto attraverso gli occhi Ellida – e che appare simbolico ed
idealizzato finanche nella sua unica via di fuga, il fondale/mare.
Rappresentare oggi La donna del mare, significa riconoscere come insuperato il suo valore nell’affermazione dell’individuo e del suo canto per la libertà. Un individuo che, a distanza di un secolo, dimostra di non aver ancora risolto il disagio che viene dal confronto con una società che troppo spesso lo sovrasta, una società che nata per unire troppo spesso divide.
(le foto di scena sono di Foto Aldo Guidi, Venturina (LI) tel. 0565 851396)