Grand Hotel Guantanamo (2005)

La locandina

cast

drammaturgia di
Maurizio Canovaro

con gli allievi del Liceo Classico e Scientifico “G. Carducci”, dell’ISIS “Ceccherelli-Einaudi”, dell’ISIS “Volta-Pacinotti”, del Liceo Artistico “L.B. Alberti”:

Leonardo Argentieri, Claudia Barsalini, Elisa Carrari, Gabriele Consonni, Elena Galletti, Francesca Landi, Ilaria Lessi, Chiara Migliorini, Ginevra Paini, Valerio Paladini, Veronica Papi, Valerio Parra, Giovanni Rafanelli, Selene Sottile, Federica Ulivieri, Virginia Walker, Giulia Zammarchi

conduzione laboratorio teatrale
e regia
Maurizio Canovaro
Erika Gori
Francesca Palla

insegnanti referenti
Loretta Mazzinghi
Gloria Taddei

coordinamento Monica Pierulivo

staff tecnico
Dario Bressan
Federico Nesti

attrezzeria e materiali scenografici a cura del Teatro dell’Aglio

L’allestimento è stato finanziato dal Comune di Piombino nell’ambito delle manifestazioni per il 60° anniversario della Liberazione. 

C’è un filo sottile che lega la vicenda degli Internati Militari Italiani della II guerra mondiale con i detenuti di Guantanamo: entrambi non hanno goduto della qualifica di prigionieri di guerra. Considerati traditori i primi dall’ex alleato nazista, terroristi i secondi, detenuti senza attesa di giudizio, per loro non vale la Convenzione di Ginevra, e nessun aiuto può essere portato dalla Croce Rossa Internazionale..

A distanza di sessant’anni dunque nulla cambia. Anzi, la cronaca recente ci racconta delle condizioni inumane in cui sono tenuti i prigionieri nelle zone di guerra o deportati nei campi di prigionia, spesso umiliati se non addirittura torturati o uccisi.

Quando al Teatro dell’Aglio è stato chiesto di realizzare questo allestimento con gli studenti delle scuole superiori di Piombino abbiamo consultato molta documentazione, dalle pagine web di controinformazione al “Diario clandestino” di Giovannino Guareschi, che abbiamo poi discusso con i ragazzi del laboratorio teatrale ed elaborato attraverso l’improvvisazione. Abbiamo lavorato su molte situazioni, cercando di capire come possa essere la vita in un campo di prigionia, con l’estrema lentezza dei suoi ritmi, scandita solo dagli interrogatori, la fame, l’ansia per la sorte di compagne e figli, a loro volta spesso vittime di stupri e violenze. Ne è nata una storia - che non si colloca in un nessun luogo dello spazio e del tempo, anche se i riferimenti sono quanto mai chiari, dai toni a volte anche molto duri.

 


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