La bisbetica domata (2002)

RASSEGNA STAMPA

La locandina

bd_locandina

credits

regia
Mario Bernardini

scene e costumi
Donella Garfagnini

disegno luci
Gianluca Orlandini

con
Erika Gori, Maurizio Canovaro,
Gianna Pasquali, Francesca Palla,
Dario Bressan, Stefano Maganzi,
Sergio Cini, Anna Contini,
Kim Amelotti, Tonia Izzo

da W. Shakespeare

LA TRAMA

Caterina è una ragazza dai mille vizi: acida, petulante, ribelle, scontrosa, irosa, dispotica: in una parola, bisbetica. Uno spasimante che la voglia sposare non si trova: solo un pazzo potrebbe volere Caterina per moglie. Ma "ci saranno pure in giro dei minchioni disposti a prenderla col suo denaro passando sopra a tutti i suoi difetti. La questione è saperli trovare". Detto fatto, si fa avanti Petruccio, gentiluomo di Verona, che ancorché "minchione" è in realtà interessato a prendere moglie, parafrasando una battuta di W. Allen, "solo per quello che è: ricca". La situazione del corteggiamento di Petruccio e l'approdo al matrimonio, deus ex machina che risolve la storia parallela di Lucenzio/Bianca, si apre a scene divertenti, rese tali dalla vivacità dei caratteri dei personaggi e dal ritmo veloce delle battute di immediata comicità.

LO SPETTACOLO

La messa in scena de "La Bisbetica Domata" ha trascurato volutamente una questione importante affrontata dagli esegeti: se il dramma shakespeariano sia un testo misogino o al contrario una satira di costume (come ha tralasciato altri punti di vista...). Il come non il perché definisce il farsi dello spettacolo.

La dimensione specificatamente spettacolare del testo risiede (per me) nella vis comica dell'intreccio. Il senso dell'operazione consiste dunque nell'incrociarsi delle storie, peraltro contemporanee, delle due sorelle: da un inizio dove i due caratteri femminili sono connotati in modo contrapposto, attraverso lo svolgimento che si snoda nel confronto con vari tipi di personaggi per lo più maschili (in specie il geniale machismo di Petruccio), alla conclusione nella quale le posizioni sono ristabilite, ancorché abbiano assunto in ciascuna di loro un segno opposto. La bisbetica Caterina si muta in sottomessa e la sottomessa Bianca in bisbetica. Un chiasmo, un incrocio perfetto. L'incrocio è un elemento topologico, e di senso, strano: ivi i percorsi si intersecano e divergono/convergono, si proiettano verso l'esterno e si compattano in un unico punto, si distinguono e si fondono. L'incrocio è il punto, se ce n'è uno, di contaminazione dei diversi.

Sulla contaminazione dei linguaggi all'interno dello spettacolo avevamo cominciato a lavorare in un precedente allestimento – Turandotte. In qualche modo, abbiamo ripreso quell'esperienza, nel senso più che nelle forme, cercando di forzarne, anche, i limiti: la contaminazione ora è pervenuta forse allo stridore. 


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